Testimonianza di Andrea

41 Anni, docente. “Il mio croccante”

    Quella dello scemo del paese alla fiera è piuttosto nota: dopo aver mangiato tre panini la fame gli passa solo con il croccante. Ed eccolo che sagacemente afferma: “avrei potuto mangiare subito il croccante e avrei risparmiato soldi”. Perché inizio così a raccontare un travaglio infinito? Il perché è semplice: non so che cosa mi abbia fatto realmente star meglio, ma le ho provate tutte e solo il croccante, il rebirthing, alla fine di tutto, mi ha fatto passare panico e ansia. Come sia potuto accadere non lo so. Ma la mia testimonianza è tutta a favore di questo metodo. Ma iniziamo dal principio.

    Anni fa, mentre me ne andavo bel bello camminando per la mia città (dopo aver dormito poco, preso un mare di caffè, e in un periodo di stress enorme), sono stato colto per la prima volta da un attacco di panico. Il primo non si scorda mai. È un orgasmo al negativo potenziato per cento. Ma che ve lo racconto a fare, se state leggendo sapete benissimo di che cosa si tratta. Beh, però, il senso di soffocamento, la certezza di un infarto semifulminante, la sete implacabile, l’alitaccio del barelliere che viene a prenderti e ti dice “no, non è un infarto” … insomma tutto nasce lì e in quel momento. Un prima e un dopo. E più senti ansia, panico e più ci pensi e i giorni, e gli anni passano e non pensi che a te stesso e ti vergogni del tuo egoismo, ma non riesci a pensare ad altro. Ecco questa è la cosa peggiore del panico e dell’ansia: l’ossessione su te stesso che ti induce. Vorresti essere un tossico per poterne uscire, un alcolizzato e ti sembrerebbe facile smettere. Vorresti fregartene del cortocircuito fra cervello e corpo che si riproduce da quel giorno del primo attacco ogni volta che entri in ascensore, sali su un aereo, stai per parlare in pubblico, ti siedi dal barbiere o dal dentista. Ma non puoi, è più forte di ogni cosa intorno a te.

    Le medicine? Una soluzione per qualche mese e poi? Appena smettevo riprendeva tutto come se non le avessi mai prese. La psicoterapia cognitiva? Certo, ma a me non faceva nulla. Acqua fresca. Parlare per ore e raggiungere sempre le stesse conclusioni. “Voglio star bene”. Perché? Ma, faccia lei. E poi siccome gli psicologi ti vogliono piazzare fra i migliorati o i guariti ti abbassano le pretese: “beh, ma è come se avessi avuto un tumore e se fossi guarito, la paura resta, non puoi pretendere che vada via del tutto”. E l’ansia, bisogna un po’ conviverci. Avete mai notato come parlano dell’ansia gli psicologi? Come quelli che non l’hanno mai avuta. Mai. La paragonano alla tensione per un esame di quando stavi bene o a robe del genere. Si tratta solo di adrenalina, sono sciocchezze, tu sei più forte. Certo io ero avvantaggiato non avevo mai smesso di fare le cose. Gli evitamenti! Ah, no, quelli no. E vai a far tutto come se fossi uno con i nervi saldissimi. Salta su aerei, parla in pubblico e sempre solo per carità che se no ti viene dipendenza dalla moglie. Tutto vero intendiamoci, ma mancava una cosa importante. La guarigione: il microfono vicino al volto, la gente che mi guarda e io che comincio a parlare senza provare nulla di particolare. Lo shampoo del barbiere che non mi blocca la respirazione. Il dentista, la sua poltrona, o quella dell’aereo che diventano un luogo come un altro.

    Una notte in TV vedo un tipo che parla di rebirthing. What have I got to lose? Beh null’altro che le mie catene. Dalla prima volta un miglioramento chiaro e distinto, cartesianamente indiscutibile. Ma una certa sofferenza all’inizio. Un paio di semi attacchi, ricordi che prorompono come un fiume e ai quali non avevo mai pensato durante la terapia. Una saldatura fra cuore e cervello come non vedevo da anni. Tutto ciò che è irreale è irrazionale. E gli attacchi e l’ansia lo sono. Credetemi psicoterapeuti e psichiatri non ne sanno nulla, i più onesti ve lo diranno francamente. Chi vi fa la terapia di rebirthing neppure, tranne che il respiro funziona. Non dall’oggi al domani, ma funziona e capite subito perché. Perché il respiro regola tutto: è il cuore della manifestazione del problema. L’ansia vi peggiora il respiro, il panico vi mozza il fiato. Non si tratta di capire come e cosa è avvenuto, ormai non ci si può far più nulla, ma dove contrattaccare. In breve, le parole non servono, vi è tutto da operare e nulla da attendere. Partendo dal respiro ripagate il male con la sua stessa moneta, lo attaccate sul suo punto di forza evidente.

    Effetti collaterali, o benefici aggiunti: viene maggiore voglia di fare certe cose. Lavorare, parlare con la gente e anche fare l’amore. Su quest’ultimo aspetto non mi dilungo, temo la censura della mia pudica dottoressa. Ma la vita è fatta anche di questo e quando riprende binari insperati ci si ributta dentro con gioia e beh, in fondo qualche sospiro ben fatto potrebbe giovare anche a voi. Che cosa avete da perdere?