Milano 29 aprile 2010
L’Oriente non ha mai operato la scissione tra corpo e mente e la respirazione è stata sempre considerata fondamentale nel ristabilire l’equilibrio bio-psico-fisico, sciogliere i blocchi energetici, calmare la mente, aumentare la consapevolezza e raggiungere stati di pace interiore e contatto profondo con le dimensioni transpersonali.
Questo ci fa vivere meglio, più consapevoli del presente, rende possibile acquisire quella “fiducia esistenziale” dell’essere e dell’esserci (che spesso da bambini non siamo stati aiutati a conservare e sviluppare), che ci fa celebrare la vita e godere dei piccoli miracoli di ogni giorno, rende capaci di accettare e attraversare la sofferenza quando si presenta, ci fa sentire parte di un tutto più grande, e ci rende capaci di essere fonte di serenità anche per chi ci circonda. Quando siamo in pace con noi stessi contribuiamo alla pace del mondo.
Solo negli ultimi decenni anche da noi si sono fatte strada visioni e concezioni più integrali tendenti a superare il dualismo corpo/mente e che introducono anche negli approcci psicoterapici l’attenzione al corpo, ai blocchi energetici, alla consapevolezza del qui e ora (la bioenergetica, la gestalt, la psicosintesi). Sono molte anche le iniziative che mirano a integrare la psicologia delle tradizioni orientali, quella buddista in particolare, con la visione e gli approcci occidentali; fioriscono gli studi di neurofisiologia sul funzionamento cerebrale durante gli stati meditativi (vedi: http://www.mindproject.com” www.mindproject.com, e su questo sito il brano: La tua mente può cambiare).
Oggi accade spesso che persone che seguono psicoterapie tradizionali (psicanalisi freudiana, analisi junghiana, adleriana, cognitiva-comportamentale, ecc.) decidano di intraprendere anche un percorso con il Rebirthing perché sentono il bisogno di coinvolgere il corpo e le emozioni, e il piano energetico, al fine di accelerare il loro iter terapeutico. Ma sono anche molte le persone che si avvicinano direttamente a questo metodo perché alla ricerca di un approccio efficace ma più breve e mirato. In ogni caso sarebbe utile una maggiore diffusione della conoscenza di questo metodo tra i professionisti della salute e gli psicologi per una maggiore collaborazione nell’interesse dei pazienti.