Milano 13 marzo 2012
Sempre, durante i vent’anni in cui sono stato
col mio maestro spirituale, il suo più importante
messaggio è stato di imparare a osservare. Ci ha
sempre detto che la meditazione è la sola medicina
che ha da darci, la cura per ogni nostra sofferenza.
Ma per far sì che continuassimo ad ascoltare, che
continuassimo a “comprare” la medicina, ha dovuto
escogitare molte graziose confezioni.
Possiamo applicare l’osservazione a qualsiasi aspetto
della nostra vita, ma ho notato che comprendere
le nostre difficoltà nelle relazioni – la nostra
autostima compromessa e molti dei nostri modelli
di comportamento – significa imparare a osservare
il nostro bambino emozionale in tutte le sue forme.
Tutti noi abbiamo questa capacità di osservare, di
contenere e comprendere, ma ci vuole pratica per
sviluppare queste qualità. All’inizio viviamo per lo
più nello stato mentale del bambino e l’osservare
è raro o del tutto assente. Passiamo dallo stimolo
alla reazione come dei robot, senza capire perché
ci sentiamo e ci comportiamo in un certo modo. Lo
stato del bambino non ha consapevolezza di sé,
è meccanico, automatico e ripetitivo, ma quando
cominciamo a osservare e a comprendere di più lo
spazio interiore del nostro bambino emozionale, la
capacità di essere un “testimone” si approfondisce e
la nostra consapevolezza matura. Krishnananda