Il Futuro della Religione
Traduzione libera dall’inglese di G.Visini
Diritto non esclusivo di traduzione e pubblicazione acquisito
dalla rivista di Andrew Cohen: “What is Enlightenment? “
Per maggiori informazioni su Andrew Cohen vedi il sito www.andrewcohen.org
Per maggiori informazioni su Ken Wilber vedi il sito kenwilber.com
“Il terzo millennio sarà dominato dal paradosso religione/spiritualità: da un lato il declino delle religioni organizzate e dall’altro l’interesse crescente nella spiritualità e nella saggezza… E’ necessaria ridefinire ciò che è prioritario in fatto di spiritualità, c’è urgente bisogno di una fede che sia adeguata. Per adeguata, intendo una fede che sappia dare risposte alle preoccupazioni presenti e future della nostra epoca.”
Caleb Rosado, “What is Spirituality?”
“La devastazione che sta avvenendo non può essere analizzata criticamente in modo efficace a partire dalle religioni tradizionali o sulla base dell’etica umanistica. Siamo noi stessi destituiti da qualsiasi autorità etica proprio nel momento in cui, per la prima volta, siamo posti di fronte all’arresto irreversibile del funzionamento dei principali sistemi di vita del pianeta Terra. Le nostre tradizioni etiche sanno come trattare il suicidio, l’omicidio e anche il genocidio, ma esse falliscono completamente quando devono confrontarsi con il biocidio, l’estinzione dei vulnerabili sistemi di vita della Terra, e con il geocidio, la devastazione della Terra stessa… Gli esseri umani sono in un’impasse culturale… C’è bisogno di approcci radicalmente nuovi.”
Thomas Berry, “The Great Work: Our Way into the Future”
A.C. Sembra che la complessità senza precedenti che caratterizza la nostra epoca richieda a molti di noi un profondo riesame del contesto spirituale e della direzione della nostra vita. Il mondo cambia più velocemente di quanto sia mai accaduto e questa rapidità del cambiamento ci esalta, ma genera, allo stesso tempo, ansia e paura. E’ sempre più difficile continuare ad affidarci a prospettive, visioni del mondo e credenze spirituali e filosofiche che non siano sufficientemente ampie da abbracciare la complessità delle nostre condizioni. Posso dire con certezza che molte persone con cui vengo in contatto cercano nuove risposte. Sembra, all’improvviso, che per molti di coloro che rappresentano, come diresti tu, l’avanguardia evolutiva, non sia più possibile trovare risposte soddisfacenti nelle grandi tradizioni. Sembra veramente che per i nostri tempi sia necessaria una nuova spiritualità con più alti obiettivi e una comprensione più profonda, una spiritualità che ci renda capaci di scoprire la nostra vera identità, la sorgente senza tempo del nostro essere, mentre contemporaneamente ci spinga a fronteggiare la realtà del contesto mondiale in cui viviamo. Sembra proprio che oggi il cammino spirituale dovrebbe liberare l’individuo in un modo molto particolare, un modo che favorirebbe il sorgere di una sufficiente forza e maturità per poter sostenere l’incredibile pressione emozionale e psicologica delle condizioni di vita nelle quali siamo immersi. Abbiamo bisogno di un cammino che liberi l’essere umano che si risveglia dalla paura, dalla disperazione e dai dubbi interiori, un cammino che permetta a lui o a lei di rispondere ai bisogni evolutivi del processo di vita in questa fase storica, con una passione che abbracci il mondo e una devozione che abbia in Dio il suo centro.
Penso che sia importante dialogare insieme su cosa potrebbe essere questa nuova spiritualità. Per cominciare, forse potresti descrivere brevemente come sarebbe un approccio integrale alla spiritualità.
K.W. Per prima cosa, è bene chiarire, al fine di evitare eventuali confusioni, il significato di “spiritualità”. Credo che una spiritualità integrale potrebbe essere una concezione che prenda in considerazione e cerchi di onorare tutti i differenti significati di spiritualità, e che, inoltre, permetta di avere un’idea di ciò che accade quando si smetta di utilizzare un approccio soltanto parziale. Menzionerò tre dei significati principali in cui la parola spirituale viene utilizzata. Non sto dicendo che qualcuno di questi significati sia corretto o sbagliato… in realtà dico che sono tutti corretti. Ma è importante sapere di cosa stiamo parlando.
Una definizione molto comune di spiritualità si riferisce alle “esperienze di vetta”. Qualcuno ha un’esperienza spirituale. Può essere il satori, o un’esperienza di misticismo della natura, può essere una rivelazione da parte del Divino, può essere luminosità o luce. E’ un tipo di esperienza di vetta che ha un inizio nel tempo, è carica di molto significato e valore, e talvolta include emozioni travolgenti: beatitudine, amore, gratitudine, umiltà, compassione. Questi sentimenti tendono a essere così soverchianti che l’io separato viene frantumato nel momento dell’esperienza e accede a una qualche profonda e interiore comprensione o realizzazione circa il mondo e il posto in esso occupato da chi fa l’esperienza. Se prendiamo in considerazione molte tradizioni religiose mondiali, ci rendiamo conto che esse iniziano tutte quando i loro fondatori hanno una di queste esperienze. Questa è, dunque, una definizione di spiritualità: una diretta, immediata realizzazione o esperienza.
Un altro modo in cui la parola spiritualità viene usata, e questo può sembrare un approccio un po’ più erudito, si riferisce al più alto livello di sviluppo di ogni linea evolutiva. Ci sono circa una dozzina di linee evolutive più importanti: cognitiva, emozionale, morale, interpersonale, psicosessuale, ecc. Per esempio, si tende a definire spirituale il più elevato tipo di cognizione. Tipi più bassi di cognizione, come parola, immagine, concetto logico non sono, generalmente, chiamati spirituali. Ma se si ha una consapevolezza transrazionale, o un’intuizione più elevata, o qualcosa che è transverbale, si tende a definirli spirituali. Oppure, se prendiamo come esempio la linea emozionale, livelli bassi di emozione come odio, rabbia, bramosia non sono, generalmente, chiamati spirituali. Invece emozioni di alto livello evolutivo, come compassione universale, amore, beatitudine lo sono. Alti livelli di sviluppo morale sono chiamati spirituali e anche alti livelli di sviluppo interpersonale. Questo tipo di definizione è molto comune. Ora possiamo cominciare a renderci conto di come questi due modi di intendere la spiritualità presentino una certa contraddizione.
A.C. E’ vero.
K.W. Il secondo significato, infatti, si basa su un processo di sviluppo, quindi soltanto qualcuno che fosse altamente evoluto avrebbe questo tipo di esperienze spirituali. Mentre, nei termini della prima definizione, chiunque può avere un’esperienza spirituale, un bambino di due anni, di cinque o di dieci, una persona anziana, ecc. Gli studiosi discutono su quale sia la definizione corretta, ma io penso che tutte siano corrette.
La terza definizione più frequente non considera la spiritualità né uno stato né il livello più alto di una linea evolutiva, ma una linea evolutiva a sé stante. Quindi una persona può essere a un livello di sviluppo basso, medio o alto nella linea spirituale.
Ci sono degli ottimi studi che utilizzano questa definizione. Dunque, questi sono i tre modi più comuni di definire la spiritualità, ve ne sono anche altri e li ho presentati in alcuni miei scritti.
Se guardiamo alla spiritualità come a una linea di sviluppo, come a una serie di livelli che si dispiegano, per esempio arcaico, magico, mitico, razionale, integrale, allora possiamo dire che c’è una religione arcaica, una religione magica, una mitica, una razionale e una integrale. Molte persone utilizzano implicitamente questa terza definizione, inclusi Thomas Berry e Caleb Rosado che sono stati citati all’inizio. Quello che essi dicono è che le religioni magiche e mitiche non proteggono più la terra, e quindi abbiamo bisogno di una spiritualità integrale o di un livello più elevato. E io sono d’accordo. Ma quello che essi dicono è anche molto parziale. Deve essere integrato con la comprensione di questi altri significati di spiritualità.
Inoltre, credo che, in aggiunta a queste tre definizioni, abbiamo bisogno di considerare un più ampio orientamento generale che è questo: molte tradizioni passate e presenti, molti maestri realizzati passati e presenti, hanno fatto un’importante distinzione tra il mondo manifesto della forma, il mondo non-manifesto del vuoto, e poi della loro nondualità – l’unione di vuoto e forma. Penso che, nel parlare di spiritualità ieri, oggi e domani, dobbiamo fare molta attenzione a cercare un equilibrio tra queste tre dimensioni. Quindi, per esempio, Thomas Berry e Caleb Rosado, si riferivano, essenzialmente, soltanto al mondo delle forme. Entrambi hanno tralasciato l’esperienza del non-nato, o il puro vuoto prima del big bang. Se non c’è questo vuoto come fondamentale retroterra, allora si finisce per prendere in considerazione solo il mondo manifesto e il gioco delle forme limitate. Allora, l’idea di spiritualità consiste meramente nella salvezza delle forme limitate: “Non vogliamo che la terra sia distrutta”. D’accordo. Ma chi eri tu prima che la terra nascesse? Chi eri tu prima del big bang? Cos’è questo vuoto che non entra nella corrente del tempo? La spiritualità, la spiritualità integrale deve certamente includere una profonda realizzazione del non-nato, non-manifesto, senza tempo, senza spazio, insieme a un profondo rispetto per il mondo delle forme – nella sua totalità, sotto ogni aspetto: ecologico, personale, globale, ecc. La mia esperienza è che le persone tendono a scivolare dall’una o dall’altra parte. O si immergono in questa purezza trascendente che non si preoccupa della terra o di Gaia, o si identificano semplicemente con Gaia e dimenticano il non-nato. Quello che noi vogliamo è, naturalmente, tentare di includere entrambe le dimensioni. Questa è la mia breve analisi di alcuni di quegli aspetti fondamentali che includerei in un approccio integrale alla spiritualità.
Una revisione della nostra fede
A.C. Dunque, siamo d’accordo che, in generale, le tradizioni religiose, poiché emersero in un’epoca della storia molto differente dall’attuale, non si mostrano capaci di rispondere in modo appropriato alle nostre attuali condizioni di vita, caratterizzate da un rapido cambiamento. Di conseguenza, sembra che quest’epoca straordinaria in cui viviamo richieda una nuova radicale revisione della nostra fede.
K.W. E’ del tutto corretto. La maggior parte di quelle che chiamiamo grandi religioni mondiali risalgono alle epoche magiche e mitiche. Nacquero in un arco di tempo che va da circa 50.000 a circa 2.000 anni fa. Questo non significa che i grandi sciamani, santi e saggi di quei periodi non fossero realizzati. Essi ben potevano, tutti quanti, essere immersi nella vastità del vuoto, poiché il vuoto non è sottoposto a cambiamento. Dunque, un grande santo come Gautama il Buddha, per esempio, poteva immergersi nel nirvana ed essere in contatto con quel vuoto, così come può accadere oggi a chiunque. Ma il mondo delle forme, il mondo manifesto si evolve. Quindi non è che essi fossero inadeguati nel raggiungere il loro obiettivo per quanto riguarda la realizzazione del non-nato, del vuoto. Ma, poiché il mondo delle forme è così radicalmente cambiato, è nei confronti di questo mondo che essi sono invece inadeguati. Nella dimensione del mondo manifesto essi devono essere assolutamente aggiornati. Entrambi gli autori citati all’inizio hanno, secondo me, ragione quando affermano che i principi regolatori del mondo manifesto che sono stati sviluppati nelle epoche magiche e mitiche falliscono nel mondo di oggi. Quindi, in questo senso, le grandi tradizioni sono tragicamente inadeguate.
A.C. Poiché il mondo delle forme è costantemente in evoluzione, se non prendiamo in considerazione l’altra metà della storia, e non la aggiorniamo continuamente, la nostra risposta sarà inevitabilmente destinata a fallire.
Spiral Dynamics. L’evoluzione della coscienza e della cultura
Per maggiori informazioni: Spiral Dynamics, Mastering Values, Leadership and Change di Don E. Beck a Christopher Cowan.
Meme Turchese
Meme olistico – inizia 30 anni fa
Visione del mondo: un sistema cosciente armonicamente equilibrato di forze interconnesse. Coscienza individuale: esperienza della totalità dell’esistenza, usa l’intera spirale evolutiva. Manifestazioni: pensiero olonico, intuitivo; ordine universale. O,1 per cento della popolazione
Meme Giallo
Meme Integrativo – inizia 50 anni fa
Visione del mondo: il mondo è un caleidoscopio di gerarchie naturali, sistemi e forme. Le differenze e pluralità possono essere integrate. Coscienza individuale: flessibilità, spontaneità e funzionalità hanno la più alta priorità. Manifestazioni: strutture integrative, pensiero sistemico, in politica: Terza Via 1 per cento della popolazione
Meme Verde
Meme Egualitario/Comunitario/Ecologico – inizia 150 anni fa
Visione del mondo: rete della vita, Gaia, multiculturalismo, relativismo culturale, contro le gerarchie, relazioni orizzontali. Coscienza individuale: io relazionale, ricerca del consenso e del dialogo, pensiero soggettivo non lineare, molta sensibilità e cura per la terra e i suoi abitanti. Manifestazioni: movimenti per i diritti umani, comuni, Woodstock, Greenpeace. post-modernismo, politicamente corretto. 10 per cento della popolazione
Meme Arancione
Meme Razionale/Scientifico – inizia 300 anni fa
Visione del mondo: una macchina razionale regolata da leggi naturali che possono essere imparate, perseguimento di risultati materiali. Un mercato pieno di opportunità. Predare le risorse naturali per guadagni personali. Coscienza individuale: l’io sfugge alla mentalità collettiva, inizia a cercare senso e verità in termini individuali; pensiero ipotetico-deduttivo, obiettivo; meccanicismo; giocare per vincere, coltivare l’ottimismo, sicurezza in se stessi e capacità di rischiare. Manifestazioni: Illuminismo, Silicon Valley ,Wall Street, stati nazionali. 30 per cento della popolazione
Meme Blu
Meme Mitico/Autoritario – inizia 5.000 anni fa
Visione del mondo: la vita ha un senso, una direzione e un obiettivo sotto il controllo di un Ordine o di un Altro onnipotente. Gerarchie sociali rigide, paternalismo, principi assoluti di bene e male. Coscienza individuale: credenze letterali-concrete e fondamentalistiche, impulsività controllata dal senso di colpa, io conformista e convenzionale, sociocentrico. Manifestazioni: antiche nazioni, America puritana, Cina confuciana, fondamentalismi religiosi, totalitarismi, codici d’onore, codici cavallereschi, patriottismo. 40 per cento della popolazione
Meme Rosso
Meme impulsivo/egocentrico, Magico/Mitico – inizia 10.000 anni fa
Visione del mondo: una giungla dove sopravvive il più forte, dei archetipici, draghi, divinità buone e cattive, spiriti. Coscienza individuale: comincia a emergere un io distinto dalla tribù, potente, eroico, impulsivo. Evitare il disonore, farsi rispettare, fare ciò che si vuole, godere al massimo senza rimorsi e rimpianti, carpe diem. Manifestazioni: regni feudali, eroi epici, poemi omerici, Attila, giovani ribelli, capibanda. 20 per cento della popolazione
Meme Porpora
Meme Magico/Animista – inizia 50.000 anni fa
Visione del mondo: spiriti magici buoni e cattivi affollano la terra e determinano gli eventi. I legami sono di sangue, tribali. Coscienza individuale: pensiero animistico; costumi tribali, cicli stagionali; Manifestazioni: tribù etniche, popolazioni del Terzo Mondo, giuramenti di sangue; sciamani, sortilegi, magia, rituali familiari, superstizioni, credenze magiche New-Age. 10 per cento della popolazione
Meme Beige
Meme Arcaico/Istintuale: inizia 100.000 anni fa
Visione del mondo: un ambiente naturale dove gli esseri umani sopravvivono usando gli istinti Coscienza individuale: un io distinto dall’ambiente ancora molto labile. Soddisfazione dei bisogni di base: cibo, acqua, calore, sesso e sicurezza. Manifestazioni: prime società umane, neonati, masse affamate. 0,1 per cento della popolazione
K.W. Giusto. E’ anche importante tenere conto del fatto che, nel mondo d’oggi, meno del due per cento della popolazione si trova ai livelli evolutivi integrali. Settanta per cento della popolazione mondiale si trova al livello mitico o a un livello più basso, cioè a livelli etnocentrici. Come sai, ci sono state molte persone (particolarmente noi “boomers”) che pensavano di aver trovato un nuovo paradigma che avrebbe rappresentato la più grande trasformazione della storia del mondo – mi riferisco a quel genere di cose olistiche, “tutto è uno”, Gaia la Grande Dea. Questa potrebbe essere una magnifica credenza turchese (per usare la terminologia di Spiral Dynamics). Sfortunatamente solo lo 0,1 per cento della popolazione si trova al livello cognitivo che può veramente fare propria questa visione turchese del mondo. Il resto del mondo è ai livelli rosso (egocentrico), blu (assolutistico) e arancione (scientifico/razionale) e non si avvicina neanche lontanamente a questo tipo di visione. Quindi per noi non ci sarà qualche tipo di orientamento spirituale futuro che possa salvare il pianeta. Le probabilità che ciò accada sono praticamente zero. Inoltre, una società illuminata non sarebbe solo una società con un sistema di governo che fosse espressione del livello evolutivo integrale. Sarebbe necessario che ci fossero anche modi equilibrati in cui le popolazioni potessero continuare a trovarsi a livelli precedenti e più bassi di sviluppo, senza danneggiare il pianeta.
A.C. Giusto.
K.W. Si tratta di un tema molto delicato e difficile da affrontare. Se leggi qualcuno come Thomas Berry, hai l’impressione che se solo adottiamo questa bella visione del mondo olistica, allora tutti saranno felici. Ma questo non cambia il fatto che la gente è ancora a stadi di sviluppo evolutivo più bassi e il solo fatto che ci sia una nuova visione del mondo non li aiuterà per niente. Questa è solo un’esortazione. E’ un obiettivo senza il cammino per arrivarci. E’ davvero necessario, invece, avere una chiara comprensione dello sviluppo della coscienza. Altrimenti, esortare semplicemente le persone a adottare un nuovo paradigma risulta alquanto inutile. Si può suonare l’allarme – è stato fatto per decenni. Ma dove ci mostriamo inadeguati è nell’indicare concretamente il cammino per quell’evoluzione interiore che permetterebbe di raggiungere l’obiettivo.
A.C. Sì, siamo inadeguati. Specialmente ora, abbiamo bisogno di cammini di sviluppo interiore che siano appropriati, come dicevo all’inizio, alla complessità senza precedenti dei tempi in cui viviamo. E, come affermi tu, abbiamo bisogno di cammini che prendano in considerazione l’intero spettro dello sviluppo della coscienza umana. Ma coloro che rappresentano l’avanguardia, coloro che sono in grado di riconoscere e apprezzare la prospettiva evolutiva hanno bisogno in modo particolare di un cammino che li sfidi a trovare le risposte alle domande poste dalle drammatiche condizioni di vita attuali. Hanno bisogno di un cammino che non solo faciliti l’esperienza della trascendenza o della liberazione personale, ma, più importante ancora, sia anche il catalizzatore di un salto oltre il relativismo e spinga l’individuo a impegnarsi perché il processo di vita raggiunga un livello di più profonda autenticità e maturità – una maturità che, per sua natura, riconosca e assuma liberamente su di sé una maggiore responsabilità per il futuro della vita stessa. Se l’impulso a risvegliarsi, il desiderio di illuminazione riuscirà alla fine a elevare la coscienza di questo mondo, allora questa spinta dovrà accadere in un contesto che sia consapevole del fatto che, per il peggio o per il meglio, questo mondo si trova in una condizione di rapido cambiamento – cambiamento che disperatamente necessita della nostra cooperazione e partecipazione coscienti. L’impulso spirituale, la spinta alla trascendenza diventano evolutivi solo quando diventano un compito…
K.W. … un dovere.
A.C. Sì! Un compito, un dovere, un impegno. Un impegno a dedicarsi completamente a quello che, in fondo, possiamo chiamare il nostro dovere spirituale: la totale trasformazione del mondo manifesto, usando le capacità che Dio ci ha dato, grandi o piccole che siano. Sulla base di quello che abbiamo discusso finora, penso che dobbiamo anche ridefinire quale sia oggi il significato di illuminazione. Forse abbiamo bisogno, come afferma Caleb Rosado, di una definizione più “adeguata”. Tradizionalmente, l’accento è stato posto sulla trascendenza, o la scoperta del vuoto fondamento dell’essere oltre il mondo e oltre il tempo, e poi sul mantenimento di quello stato. Ma mi chiedo se all’inizio del XXI° secolo questo tipo di orientamento sia pertinente e adeguato. Penso, infatti, che l’intero scopo dell’illuminazione, dell’andare oltre l’ego, sia per noi, oggi, quello di renderci capaci di essere finalmente davvero disponibili a partecipare alla trasformazione del mondo manifesto, a partire da un livello di coscienza o di sviluppo evolutivo più elevato. In questo preciso momento, è veramente di questo che abbiamo più che mai bisogno. Ed è molto importante comprendere che, finché nel ricercatore dell’illuminazione rimane ancora il più piccolo attaccamento alla condizione di trascendenza, anche se nella dimensione “sottile”, allora egli, in qualche misura, sarà ancora diviso. E questa divisione inibirà la sua capacità di agire, perché egli resisterà alla realizzazione nonduale. Questa è la ragione per cui oggi, nel presentare il cammino verso l’illuminazione, è assolutamente necessario dare sempre più la priorità al contesto evolutivo.
k.w. sì, come parte di quella visione comprensiva che ho brevemente descritto prima. Mi riferisco alla semplice nozione che c’è il mondo delle forme e il mondo del senza-forma, e poi la loro unione, il loro “unico sapore” (one taste) nonduale, il loro riunificarsi (di fatto, essi lo sono già). C’è, per così dire, un più e un meno davanti a ognuna di queste dimensioni, ed è sempre una trappola se si enfatizza l’una o l’altra. Quello che cerco di fare, quando parliamo di spiritualità integrale, è di prendere in considerazione le trappole di ognuna di quelle dimensioni in cui rischiamo di cadere se non le includiamo tutte in una visione comprensiva. E tu stai descrivendo molto bene la trappola di continuare a immergersi puramente nella dimensione trascendente, che è, infatti, il blocco più “sottile” che impedisce la realizzazione nonduale.
A.C. Giusto. Finché saremo divisi nella nostra passione, anche se nella dimensione sottile, cioè finché proveremo un maggior attaccamento per la condizione della trascendenza che per il totale, illimitato, spontaneo, compassionevole, totalmente nel corpo, estatico e profondamente implicato coinvolgimento nel processo di vita, inevitabilmente, nei livelli grossolano e sottile, resisteremo, senza realizzare quella totale liberazione unita all’incondizionato impegno verso il processo di vita.
K.W. Sono d’accordo. Nelle mie iniziali esperienze di questo, ho notato che vi è come una specie di tensione intorno al cuore che esclude ogni manifestazione. Ha senso questo per te?
A.C. Sì.
K.W. Sembra come una libertà trascendente o purezza, e certamente, all’inizio, c’è maggiore libertà rispetto ai livelli limitati e transitori. Ma, quando entri in quello stato e osservi, scopri una tensione molto sottile che in realtà rappresenta una contrazione, e questo tiene a distanza il samsara, il mondo delle forme, come se fosse una specie di malattia – in modo molto sottile. Ma si tratta dell’ultima barriera prima dell’amore totale, della totale liberazione e della comprensione che tutto abbraccia – una com-prensione (embrace) che alla fine riconosce se stessa come precedente al mondo manifesto, ma non differente dal mondo manifesto, sempre e comunque. E’ veramente una specie di abbraccio totale e radicale delle forme in evoluzione riconosciute come il proprio corpo, la propria sostanza, la propria energia vitale, la propria manifestazione.
A.C. E quest’impulso, l’impulso liberato verso questo abbraccio totale, è già esso stesso libertà. Per questo niente deve essere escluso.
K.W. Esatto. E questo è un abbraccio esuberante che è sia gioia sia senso del dovere, come dicevi tu.
A.C. Sì, un dovere che ci impegna a un compito senza fine. Il punto è, allora, la capacità di accogliere la manifestazione con un abbraccio sempre più ampio, pur rimanendo radicati nel fondamento non-nato e non-manifesto che sempre è e sempre è stato.
K.W. Sì, è così. Poiché, ovviamente, l’altra trappola, che penso sia oggi molto più comune nella cultura odierna, è l’immersione nel mondo manifesto, il mero orientamento pagano. Naturalmente, la trappola, in questo caso, è che non c’è trascendenza. Non c’è liberazione dal mondo delle forme. Non c’è non-nato. E quindi non conosciamo il nostro volto originario, il volto che avevamo prima del big bang. E questo viene celebrato come se fosse spiritualità integrale, quando invece tutti gli impulsi verso la trascendenza sono condannati! Il fatto è che, sfortunatamente, non possiamo veramente abbracciare Gaia finché non la trascendiamo, altrimenti il risultato è soltanto la dipendenza dal mondo finito. Non lo abbracciamo con amore, ma lo abbracciamo con lo stesso tipo di dipendenza che potremmo avere dall’eroina o da qualunque altro tipo di attaccamento ai piaceri dei sensi. Ovviamente, poiché tu, in quanto maestro spirituale, hai contatti con studenti che vengono condotti lungo il sentiero del risveglio, la trappola in cui ti imbatti più spesso è quella che riguarda le persone che sono, diciamo, ancora attaccate all’evasione trascendente dalla realtà. Ma, come sai, in generale, qui fuori nel mondo la maggioranza delle persone è drogata dalla dimensione manifesta delle forme limitate.
Una nuova religione?
A.C. Una direzione che vorrei esplorare adesso con te, qualcosa su cui ho riflettuto molto negli ultimi tempi, è questa: come sarebbe un teismo evoluto, adatto ai nostri tempi? In altre parole, in che modo una nuova religione, fondata su una realizzazione autentica, radicale, nonduale, potrebbe emergere nel contesto culturale post-moderno?
Parte del retroterra di riflessioni alla base di questo filone di ricerca è la mia osservazione che molte persone che rappresentano oggi l’avanguardia evolutiva, specialmente coloro che sono interessati alla dimensione spirituale e all’evoluzione della coscienza, mostrano una crescita personale che sorpassa i tradizionali cammini religiosi, semplicemente perché questi individui si sono evoluti a uno stadio di sviluppo della coscienza più elevato di quello da cui sono emerse originariamente le varie tradizioni, in alcuni casi parliamo di migliaia di anni fa. Molte tradizioni sono percepite come intrinsecamente limitanti a causa delle loro risposte obsolete ai bisogni individuali e collettivi di quegli esseri umani che sono la punta di diamante dell’evoluzione della coscienza, all’alba del XXI° secolo. In verità, sembra che le tradizioni non rappresentino più un cammino adeguato verso la libertà e verso un’evoluzione senza limitazioni, quindi un gran numero di persone ha cominciato a rivolgersi verso approcci alternativi. Ma accade spesso che, per molte di loro, il contesto che inquadra e sostiene questi percorsi risulti poco chiaro o poco accessibile, e allora essere sul sentiero spirituale diventa quasi sempre una questione strettamente personale.
Il fatto è che stiamo arrivando al punto in cui, prima o poi, le potenzialità più elevate realizzate nei passi e nei salti evolutivi effettuati da queste persone, necessiteranno qualche tipo di struttura – una struttura spirituale o religiosa, se vogliamo utilizzare questo linguaggio – che possa realmente contenere e organizzare il più alto livello di esperienze cui quelle persone sono giunte. E’ possibile che ci sia bisogno di dare vita a una nuova tradizione. In altre parole, abbiamo bisogno di trovare una cornice o un contesto in cui possiamo unirci per dare un senso a queste esperienze, così da poterle utilizzare come le fondamenta su cui poggiare la ristrutturazione del nostro intero rapporto con l’esperienza umana.
K.W. Sì, lo penso anch’io. Credo che hai toccato un punto molto importante. Oggi è molto frequente sentire la gente affermare che c’è una differenza tra essere “religiosi” e essere “spirituali”, e possiamo anche capirne le ragioni. Le persone dicono: “Sono spirituale, ma non sono religioso”. Quello che intendono con questo è, naturalmente, che la “spiritualità” non è dogmatica o basata sulle tradizioni, ma è basata sull’esperienza e la comprensione personale. Ma se questa spiritualità sopravvive dopo di loro e altre persone possono continuare lo stesso approccio spirituale, allora diventa una religione. Perché religione non significa altro che spiritualità istituita e organizzata. Quindi, quando la gente dice: “Io non amo la religione, io sono spirituale”, quello che vuole dire è che non ama le forme organizzate di spiritualità. Ma quello che dicono veramente è che la loro esperienza personale è tutto ciò che conta. Ma cosa accade se essi hanno una realizzazione spirituale veramente importante, oppure fanno parte di un sangha o di una comunità di pratica che ha una realizzazione molto importante? Se questa realizzazione verrà trasmessa alle generazioni future, allora ci sarà una spiritualità organizzata – e questa è religione. Essi dovranno creare una religione, una struttura in cui dare continuità a quella realizzazione, istituzionalizzarla.
A.C. Dio ci scampi!
K.W. Sì. Molte persone non amano la religione – esse si limitano ad avere la loro propria esperienza spirituale in questo momento e non vanno oltre. Ma se questa esperienza spirituale dovrà avere senso per ogni persona che non sia solo il loro ego, allora dovrà essere trasmessa. Questo vuol dire che diventa allora ciò che io chiamo una questione che attiene ai Quattro Quadranti (clicca qui per i QQ). Significa che l’esperienza deve essere ancorata nel quadrante Basso/Destra (collettivo esteriore) in termini di istituzioni sociali, cioè strutture che, di fatto, possono darle continuità. Deve avere una visione del mondo intersoggettiva (Basso/Sinistra, collettivo interiore), cioè un insieme di credenze, interpretazioni e comprensioni che indicano come orientarsi in relazione a queste esperienze potenziali più elevate che si stanno realizzando. E, ovviamente, questa esperienza ha anche le dimensioni Alto/Sinistra (individuale interiore) e Alto/Destra (individuale esteriore).
Allora, quando dici che forse abbiamo bisogno di una nuova religione, risponderei che questo sta accadendo già ora, ma sta accadendo in piccoli gruppi o comunità di pratica che stanno realizzando queste esperienze spirituali più elevate che io chiamo del terzo-ordine. Ma essi devono, per così dire, farle atterrare e iniziare a dare loro una struttura. Devono incarnarle, istituzionalizzarle, trovare i modi per riprodurle e trasmetterle. Tuttavia, questo succederà per ora solo in cerchi molto piccoli di praticanti, in sangha, il tuo ne è un esempio, ma ci sono anche alcune straordinarie comunità buddhiste, taoiste e cristiane contemplative che, tutte, ciascuna a suo modo, cercano di incarnare gli stati potenziali più elevati e cercano di farli scendere e dare loro strutture che possano garantirne la continuità. E questo significa creare una nuova religione.
Oltre l’individualità
A.C. Se approfondiamo ulteriormente quanto detto, mi sembra che quel passo successivo di cui parliamo ci porti oltre l’illuminazione individuale. Indica, cioè, una strada oltre la sfera personale dell’individualità verso l’emergere di un qualche tipo di mente più elevata, collettiva o intersoggettiva. Mi riferisco al sorgere di un tipo di coscienza risvegliata la cui fonte di potere viene direttamente e miracolosamente dall’unirsi insieme delle menti, oltre gli ego individuali e collettivi.
Naturalmente, si tratta di un concetto difficile da cogliere, perché quelli tra noi che provengono dalle classi privilegiate di qualsiasi paese del mondo, ma specialmente dell’Occidente, sono cresciuti in un ambiente culturale in cui viene alimentato un tipo di autonomia non autentica, fondata sull’ego. Ma è difficile anche perché il concetto stesso di illuminazione, fino a poco tempo fa, generalmente si riferiva soprattutto a un viaggio individuale. Tuttavia, credo che questo culto dell’individualità dovrà essere trasceso da tutti noi per permettere l’emersione delle nostre potenzialità più elevate. Naturalmente, questo accadrà inizialmente in quegli ambiti ristretti di cui parlavamo, ma le implicazioni per tutti noi sono enormi. In termini di evoluzione della coscienza, mi sembra che un più alto livello di sviluppo indichi il sorgere di una capacità mentale che letteralmente trascende l’individualità.
K.W. Sono d’accordo. Ma la mia personale opinione è, naturalmente, che ogni olone ha quattro quadranti, quindi ogni livello di consapevolezza ha una componente intersoggettiva. Quello che accade nelle onde, livelli o stadi di sviluppo più elevati è che tutti i quadranti, in un certo senso, diventano più vividi e vibranti, quindi si tende a notarli di più. Cioè, da un lato, è vero che gli stadi più elevati implicano una specie di intensificazione della coscienza intersoggettiva, ma, dall’altro e paradossalmente, le persone che ne hanno esperienza diventano anche più autonome.
A.C. E’ assolutamente vero.
K.W. Quindi, non è che l’autonomia diminuisca e l’intersoggettività aumenti. Penso che entrambe diventino molto più vibranti, più visibili. In questo senso l’intersoggettività risalta in modo più evidente che nei livelli precedenti.
A.C. E’ così, perché in questi stadi più elevati ci sarebbe un livello molto minore di ego. E, al contrario di quanto molte persone possano pensare, il risultato naturale di una diminuzione dell’ego è sempre una più grande e più autentica autonomia. E se questa maggiore autonomia oltre l’ego comincia a manifestarsi in un certo numero di individui simultaneamente, allora la mente liberata dell’illuminazione emerge automaticamente attraverso un contesto intersoggettivo risvegliato, in un modo che semplicemente sarebbe impossibile attraverso un singolo individuo.
K.W. Sì, e c’è anche da dire che questo non sarebbe stato possibile negli stadi di sviluppo anteriori. In altre parole, come tu sai bene, quello che accade quando ci si immerge in quegli stati spirituali più evoluti, è che il Sé Unico diviene sempre più evidente nelle altre persone. Quindi tu puoi sedere guardando altre persone, e improvvisamente hai l’esperienza di un intimo “essere uno” con la loro interiorità. E simultaneamente esse guardano te e hanno l’esperienza di un intimo “essere uno” con la tua interiorità, perché state vibrando all’unisono con l’unico Sé che ci sia nell’intero universo. Quindi, l’intersoggettività, per così dire, diventa una specie di risonanza armonica che semplicemente avviene.
A.C. E cosa succederebbe se il tipo di accadimento che hai appena descritto diventasse il fondamento per l’emersione della nostre potenzialità più elevate? In altre parole, non pensi che nel nostro futuro – dando per scontato che sopravviveremo e saremo capaci di portare avanti queste esperienze – ci sarà un livello di sviluppo in cui la distinzione tra individualità autonoma e unità più elevata diventerà sempre più sottile?
K.W. Certamente.
A.C. E non pensi che, attraverso questa più ampia intimità nonduale cominceranno a emergere potenzialità inimmaginabili, come quelle con le quali, credo, tu stesso stai iniziando a venire in contatto, attraverso il tuo proprio percorso?
K.W. Sì, penso sia corretto. E penso anche che, a un certo livello, per così dire, “rarefatto”, sebbene molte distinzioni della dimensione limitata, del mondo manifesto, diventino più chiare, più semplici e più ovvie, paradossalmente tutte queste distinzioni comincino a svanire. Cominciano a sbiadire – e non solo la distinzione tra “l’io” e gli altri. Si ha, di fatto, l’esperienza di questa intersoggettività che è costantemente vibrante e vivida. Per esempio, svanisce la tradizionale distinzione tra maschile e femminile. Ed è difficile dire quale sia la differenza tra identità e comunione/intersoggettività. E come se ci fosse contemporaneamente sia più comunione sia più identità.
A.C. Giusto! Poiché quando il genere comincia a identificarsi di più con l’autentico Sé e meno con l’ego, questa situazione molto particolare, che tu descrivi, comincia a emergere.
K.W. Ma non si tratta di una fusione. E’ questa la cosa interessante. In altre parole, diventi insieme più maschile e più femminile.
A.C. Esatto.
K.W. E si diventa più autonomi e più orientati verso il gruppo o l’intersoggettività – trascendendo gli opposti in questa maniera molto paradossale. Credo che questo succeda chiaramente e a tutti.
A.C. Sì. E mi sembra particolarmente significativo il fatto che ciò che comincia a emergere in questo contesto risvegliato di intersoggettività nonduale è una possibilità completamente nuova – un ordine differente di potenzialità umane unite insieme. Voglio dire che è letteralmente come se un nuovo mondo emergesse in questo mondo, con nuove regole, poiché, ora, il contesto è cambiato completamente. E’ il futuro, ma ne facciamo esperienza ora. E’ un mondo o uno stato di coscienza oltre l’ego, in cui insieme, come un solo sé, noi possiamo iniziare a partecipare in modo cosciente all’evoluzione della coscienza stessa.
Evoluzione creativa
“Al contrario della filosofia perenne, di cui io respingo molti aspetti, credo che i livelli di coscienza siano ampiamente plastici… un vasto… campo di potenzialità e non un insieme predeterminato di livelli attraverso cui l’umanità deve marciare rigidamente sulla via della sua realizzazione. Tuttavia, quando un livello di coscienza emerge in un numero sufficiente di persone, allora quel livello diventa un modello Kosmico per lo sviluppo futuro, quindi qualcosa di simile a un livello fissato, non in senso platonico, ma nel senso (di) … un insieme di abitudini Kosmiche, abitudini che sono ripetute di conseguenza negli stadi di sviluppo successivo (come gli atomi e le molecole sono parte di tutta l’evoluzione posteriore). Quest’approccio supera e respinge il punto di vista metafisico e lo sostituisce con un approccio empirico, fenomenologico, esperenziale e sperimentale.
Ken Wilber, “On the Nature of a Post-Metafisical Spirituality”
A.C. Sai, per molti anni ho avuto l’intuizione di queste potenzialità evolutive più elevate di cui non avevo prove obiettive. Semplicemente le ho viste con l’occhio della mia propria intuizione e mi sono trovato come spinto misteriosamente a fare qualsiasi cosa fosse possibile per permettere che esse diventassero manifeste nel corpo dei miei studenti. Era spesso sconcertante, perché quando vedi qualcosa che sei sicuro possa esistere, e che in verità esisterà se ti impegni abbastanza intensamente, ma continui a non avere prove per dimostrarlo, questo può farti sentire un po’ pazzo. Ma alla fine, come risultato del fatto di non arrendersi e di continuare a esercitare una tremenda pressione, queste potenzialità hanno realmente iniziato a emergere.
Ho trovato che le cose che hai scritto circa quella che chiami “spiritualità post-metafisica” confermavano le mie esperienze e inoltre illuminavano la comprensione che ne avevo. Conformemente a quanto ho capito, ciò che stavo vedendo con l’occhio della mia intuizione non esisteva ancora – contrariamente alla concezione metafisica della filosofia perenne, che, di fatto, sostiene che tutti i livelli più elevati sono strutture ontologiche preesistenti. Infatti, quello che io stavo vedendo era solo potenziale, non era ancora un livello preesistente attualizzato, che bastava solo raggiungere. La mia esperienza personale conferma la tua affermazione che questi livelli di coscienza/essere che emergono per la prima volta non sono ancora apparsi con una solidità sufficiente a farli diventare livelli che esistono di per se stessi o, come tu li hai definiti “abitudini del Kosmos” (Kosmic habits). Ma, e questa è la parte più avvincente della storia, essi diventano, di fatto, livelli esistenti o abitudini del Kosmos nella misura in cui noi stessi compartecipiamo con consapevolezza a sviluppare reciprocamente questa capacità in noi stessi.
K.W. E’ assolutamente corretto. Penso proprio che sia così. Ed è di reciproco aiuto, in un certo senso, il fatto che la realizzazione e l’esperienza interiore di alcune persone confermino questa comprensione teorica. Poiché si tratta certamente di una realizzazione personale, ma essa è anche, naturalmente, il prodotto di un certo orientamento filosofico. E ora stiamo riflettendo su cosa significhino alcune di queste nozioni alla luce della tua pratica e della tua consapevolezza spirituale.
A.C. Prima di familiarizzarmi con le tue idee su quest’argomento, ritenevo che questi livelli e potenzialità che avevo intuito, esistessero già. E poi ho realizzato: “No, esistono come potenzialità e quindi non esistono ancora come realtà attuale, perché non è ancora sufficiente il numero delle persone che ha raggiunto questi livelli di sviluppo.
K.W. E’ esattamente come anch’io vedo le cose. E questa comprensione permette di disfarsi di una quantità enorme di ingombri metafisici e ontologici che non solo non sono necessari, ma, di fatto, pregiudicano la possibilità che l’orientamento spirituale possa essere preso in considerazione dal mondo moderno e post-moderno. Il mondo moderno e post-moderno ha sviluppato argomenti molto poderosi per dimostrare che quelle strutture metafisiche e ontologiche non esistono. E, di fatto, non esistono. Ma noi possiamo ancora disporre di ogni singolo elemento necessario a una spiritualità totalmente integrale senza usare quel bagaglio metafisico.
Usando come esempio i livelli definiti da Spiral Dynamics, possiamo vedere che dopo che i livelli più bassi sono emersi – beige, porpora, rosso, blu, arancione e verde – dopo che sono emersi e hanno assunto strutture stabili, diventando abitudini del Kosmos, essi esistono, poi, indipendentemente dagli individui. Quindi, nel mondo di oggi, le strutture di questi livelli più bassi sono così antiche che ogni bambino deve passare obbligatoriamente attraverso questi stadi. Non possono essere elusi, ci sono. Sono diventati reali e questo significa in modo molto concreto, non metafisico, che sono livelli attuali (non più potenziali) di sviluppo, di esseri umani reali, in un mondo reale. E quindi questi livelli o strutture, salendo fino a più o meno il livello turchese, sono del tutto fissati. Più antichi sono, più sono diventati abitudini del Kosmos, e più è difficile spezzarli.
Ma quando arriviamo intorno alle aree turchese e corallo, dobbiamo considerare che questi livelli cominciano a formarsi appena adesso. Dunque, è qui dove la punta estrema dell’evoluzione si trova in questo momento, ai livelli turchese e corallo, ed è qualcosa che emerge in modo spumeggiante e creativo. Tutto quello che faremo adesso contribuirà al modo in cui questi livelli si consolideranno come abitudini del Kosmos.
A.C. Corretto.
K.W. Tutto questo è molto interessante. Poi ci sono anche livelli ancora più elevati, ma sono ancora solo vaste potenzialità nelle dimensioni sottile, causale e nonduale.
A.C. Ciò che trovo entusiasmante, e anche infinitamente più soddisfacente rispetto all’approccio tradizionale, è il riconoscimento scioccante che, di fatto, stiamo creando questi livelli di coscienza, e naturalmente, in un contesto evolutivo, noi abbiamo disperatamente bisogno di farlo. Questi livelli non emergeranno da soli perché non esistono ancora!
K.W. E’ così.
A.C. E cosa potrebbe rendere il significato dell’impulso spirituale più chiaro se non il riconoscimento della necessità della nostra partecipazione cosciente nell’evoluzione stessa della coscienza? Cosa potrebbe essere più pressante di questo per il risveglio degli esseri umani a livello emozionale, intellettuale, filosofico e spirituale? Se assumiamo che questi livelli esistono già, lasciamo completamente fuori del quadro il ruolo fondamentale che noi dobbiamo giocare nella loro concreta creazione. E questa è la parte più elettrizzante della storia, perché lo scopo dell’incarnazione umana si rivela nel modo più evidente quando viene realizzato che: “Dipende da noi”.
K.W. Sì, questo è co-creazione, perché è proprio nello spumeggiante, esuberante, caotico, emergente e più elevato estremo livello del dispiegarsi dello spirito che si trova il leela, il gioco creativo. E la sola regola non eludibile è, naturalmente, che qualunque cosa emerga deve trascendere e includere il suo passato, cioè i livelli precedenti, perché essi sono forme passate dello spirito. Le molecole emergono, esse trascendono e includono gli atomi, gli atomi includono i quark, e così via. Quindi dobbiamo abbracciare il passato, e questo è chiamato amore. Ma, d’altra parte, noi facciamo discendere questo estremo apice creativo dell’evoluzione ogni qual volta abbiamo questo tipo di esperienze.
A.C. Esatto. A proposito del far discendere questo estremo livello creativo, c’è qualcosa di profondo che ho notato e che è stato sperimentato da alcuni miei studenti, e ora vorrei parlartene. Quando qualcuno è impegnato concretamente nell’evoluzione della coscienza nel modo di cui abbiamo discusso, c’è letteralmente il sentimento – Dio mio, non so che metafora usare per descriverlo – ma è quasi come se una cosa (se possiamo chiamare “cosa” la coscienza) venisse fatta “cuocere” dalle persone che stanno coscientemente realizzando quello stato. Infatti, nella misura in cui le persone entrano ed escono da quello stato di realizzazione cosciente, sembra come se questo stato di coscienza le plasmi ed esse, a loro volta, plasmino lo stato di coscienza. Quindi, quando più tardi essi si risvegliano di nuovo a quello stato, sembra letteralmente come se la cosa – la coscienza stessa – sia progredita, si sia evoluta.
K.W. Credo sia esattamente il modo in cui avviene.
A.C. Ho avuto per lungo tempo questo tipo di esperienze, ma recentemente molti miei studenti hanno descritto lo stesso tipo di realizzazione avuta collettivamente. Hanno riconosciuto che, quando prestano attenzione a questa “coscienza”, essa comincia a plasmarli, ed essi si evolvono come risultato di questa “influenza”. Quando poi ritornano a quello stato, trovano che vi è stata una misteriosa evoluzione nella coscienza stessa. Quindi si intuisce – non si può dire si “vede” perché si tratta di un livello più sottile di quello – ma, di qualunque tipo di coscienza si tratti, si può quasi vedere che essa si sta evolvendo, proprio nel modo che abbiamo descritto.
E’ esattamente così. Possiamo fare un esperimento in cui ci portiamo con il pensiero a cinquantamila anni fa, quando tutti erano a uno stadio di sviluppo molto iniziale, tra il beige e il porpora. Il livello porpora era l’avanguardia di quei tempi, e c’erano piccoli gruppi di persone che cominciavano ad avere esperienze del livello successivo, cioè il rosso. Il livello rosso in quell’epoca non era ancora formato completamente, quindi vi erano ancora molte differenti possibilità di attualizzazione. Ma, in ogni caso, questo livello doveva trascendere e includere i livelli porpora e beige – in questo senso era condizionato, poiché il passato doveva essere, in qualche misura, incluso. Ma, in questa fase in cui il livello rosso rappresenta l’estremo apice creativo, gran parte di esso avrebbe potuto prendere un gran numero di direzioni diverse. E sono certo che, quando i primi pionieri della coscienza si spinsero fino al livello rosso, ebbero proprio lo stesso tipo di esperienza che tu hai descritto. Entravano in contatto con quello stato e ne uscivano, e poi di nuovo. “Ehi, ma cos’era quello?” E poi tornavano, ed entravano di nuovo in contatto con lo stato e poi tornavano indietro. E alla fine quella coscienza cominciò a fluire, a manifestarsi, a sedimentare. E quante più persone avevano quell’esperienza, tanto più essa diventava un’abitudine del Kosmos disponibile per gli altri esseri umani, che cominciarono, allora, a spingersi in quella dimensione. Poi, diecimila anni dopo, era diventata un’abitudine del Kosmos così consolidata che l’umanità, a quel punto, non aveva più scelta. Essa si evolveva automaticamente attraverso il livello rosso verso il livello seguente, il blu – questo era proprio il modo in cui avveniva. Più tardi, all’avanguardia dell’evoluzione creativa, le persone che erano al livello blu cominciarono ad avere esperienze del livello arancione. Questo fu un periodo molto entusiasmante – è stato chiamato Illuminismo occidentale (con una precedente emersione nell’antica Grecia quando alcuni uomini brillanti si spinsero nel livello arancione e oltre). Questo è quello che io penso succeda esattamente. Sai Andrew, tra un migliaio di anni, gli esseri umani del futuro, guarderanno indietro al nostro passato, ai livelli che noi allora stavamo cercando di trascendere, e considereranno tutto questo “roba da asilo infantile”.