Il Rebirthing Transpersonale e la Psicologia dello Yoga

di Giovanna Visini

Il Rebirthing Transpersonale è un metodo per raggiungere rapidamente benessere, vitalità, equilibrio, ma è anche un percorso di autoconoscenza, di integrazione della personalità e di trascendenza. Esso si fonda sulla conoscenza antichissima della funzione del respiro come veicolo dell’energia vitale e come strumento per trascendere la mente razionale.

    Nelle tradizioni spirituali non dualiste come il Tantra Yoga, la manifestazione o creazione dell’Universo viene presentata come l’interazione di due aspetti fondamentali della Realtà Suprema, simbolicamente identificati con la dea Shakti e il dio Shiva. Shiva è la Coscienza pura che trascende la realtà, Shakti è la Coscienza in quanto Potere creativo. L’uno è il polo statico maschile, l’altro il polo dinamico femminile. A un livello trascendentale i due aspetti sono inseparabili, Shiva e Shakti sono eternamente uniti nell’estasi, ma a livello umano essi appaiono come separati.

    Vediamo come si esprime John Woodroffe (Arthur Avalon) che fece conoscere il Tantra Yoga in Occidente nel suo libro Il Potere del Serpente:

    “Qualunque cosa è percepita o è conosciuta, è sperata o desiderata, le diverse esperienze del limitato “io” appaiono e svaniscono, nascono e muoiono come le onde di un mare infinito di coscienza (…) L’esistenza spirituale dell’uomo non è mai il semplice aggregato delle forme dell’esperienza che ha in quel momento. Per ragioni pragmatiche di solito ignora molte delle forme stesse: si limita solo ad alcune e le considera tutto ciò che possiede in quel momento. Ma questo non è ancora tutto quello che ignora: quello che in genere ignora, ma che non può essere anche solo per un momento cancellato o escluso, è lo sfondo o l’atmosfera di quiete della Coscienza in cui hanno luogo tutte le manifestazioni. Questo è il vero aspetto inattivo, calmo dell’essere umano – l’aspetto Shiva. In contrapposizione abbiamo l’aspetto stressante, dinamico, mutevole e in movimento – l’aspetto Shakti…” (pag.41-42)

    E più avanti nello stesso libro:

    “Il Potere è quell’aspetto della Coscienza che si evidenzia e cambia come l’ordine del mondo. Questa azione di cambiamento è comunemente chiamata azione o movimento, il Potere è considerato come l’aspetto in movimento, attivo e dinamico, della Coscienza. Se la Coscienza che è l’essenza del Potere viene nascosta a tal punto da essere irriconoscibile, allora il Potere è quell’impulso creativo che muta incessantemente come il mondo… Ma è essenzialmente un Potere della Coscienza… Shakti non solo presuppone Shiva; Shakti è Shiva”. (Pag. 87)

    In molte altre tradizioni non dualiste induiste, buddhiste, taoiste, sciamaniche, nel misticismo cristiano e sufi, come nel platonismo e nel neoplatonismo che hanno influenzato gran parte della cultura occidentale, oltre al Tantra Yoga menzionato, si trova questa visione dell’Unità fondamentale tra Coscienza e Manifestazione, tra il Dio Invisibile e il Dio visibile. La famosa affermazione dell’Advaita Vedanta: “Il Mondo è illusorio, solo Brahaman è reale, Brahaman è il mondo” è la massima sintesi del non dualismo induista; mentre “Il Vuoto è Forma, la Forma è Vuoto” del Sutra del Cuore, lo è della tradizione buddhista.

    Tutti i sistemi dello Yoga sono basati sulla concezione che i corpi viventi devono la loro esistenza all’azione di una sostanza immateriale estremamente sottile che pervade l’Universo e che viene chiamata prana. Essa è la causa di tutti i fenomeni organici. Negli organismi viventi essa utilizza il cervello e il sistema nervoso manifestandosi come energia vitale che circola nel corpo assumendo due differenti flussi, uno caldo e l’altro freddo, chiamati prana e apana. Per via della sua natura molto sottile , questa energia vitale è stata paragonata al respiro e viene affermato nei testi che l’aria che respiriamo è permeata di prana e apana. L’aria che respiriamo è composta principalmente da due gas, l’ossigeno e l’azoto. L’ossigeno è il principale agente della combustione, dato che brucia le impurità del sangue, mentre l’azoto esercita la funzione di moderare il calore.

    Gopi Krishna nel suo famoso libro autobiografico Kundalini, L’energia evolutiva dell’uomo ci fa notare come la vita sul nostro pianeta non sarebbe possibile senza l’ossigeno che è presente nella composizione sia dell’aria che dell’acqua, due elementi indispensabili alla vita. Questa potrebbe essere una indicazione del fatto che sulla terra l’energia vitale cosmica o Prana Shakti utilizza l’ossigeno come veicolo per la propria attività. Il prana non è né materia, né mente, né intelligenza, né coscienza, ma, secondo afferma Gopi Krishna, una parte indispensabile dell’energia cosmica universale o Shakti, che è la forza dietro ogni fenomeno cosmico, manifestandosi come forza nella materia e come vitalità negli organismi viventi. Il termine di prana o prana/shakti è abitualmente utilizzato quando ci si riferisce a quell’aspetto dell’energia cosmica che opera nella sfera organica come impulso nervoso e vitale, mentre il termine Shakti si riferisce a ogni forma di energia, animata o inanimata, cioè a ogni aspetto attivo e creativo della realtà. L’equivalente di prana, che è un termine sanscrito, è chi nella tradizione taoista cinese e ki in quella giapponese. Prana e respiro non vanno confusi: il respiro è un veicolo di assorbimento del prana, quindi dell’energia vitale che è una manifestazione dell’energia cosmica universale.

    Nella psicologia dello Yoga e del Vedanta troviamo inoltre altri concetti che ci sono molto utili per comprendere come opera l’energia vitale, prana-Shakti, nel processo evolutivo sia a livello dell’essere umano che a livello dell’universo (microcosmo e macrocosmo)

    Chitta Shuddi è la purificazione della memoria inconscia; samskara sono le impressioni, le impronte di tutto ciò che abbiamo vissuto senza esaurirne interamente la carica emozionale e che operano a livello inconscio come dinamiche che ci condizionano; vasanakshaya è l’erosione delle domande e dei desideri che consistono nel voler ottenere ciò che non abbiamo, nell’evitare ciò che temiamo, nel voler conservare ciò a cui siamo attaccati. Anche questi desideri, vasana, per lo più inconsci ci condizionano e limitano la nostra libertà; manonasha, che è la purificazione del mentale. Il corpo fisico e il corpo sottile formano un insieme: “il corpo-mente”; il corpo sottile è costituito dalle emozioni, pensieri, percezioni, stati di coscienza. Questi due corpi sono collegati ai livelli dei sette chakra, quindi agendo sul corpo fisico si produrrà un effetto sul sottile e viceversa. All’interno di annamayakosha (il corpo fisico) agisce pranamayakosha (energia o vitalità) e attraverso quest’ultimo si agisce su manomayakosha (emozioni e pensieri).

    Liberando e purificando il fisico, l’emozionale e il mentale, l’energia si armonizza, ciò che deve stare in basso sta in basso e dà stabilità, l’energia più leggera prima imprigionata dai blocchi sale verso l’alto, libera la testa e la parte alta del corpo e anima la funzione del sentimento e dell’intelletto. Liberando il respiro si attiva questo processo di liberazione progressiva dei contenuti rimossi e bloccati, dei modi di sentire e pensare che sono limiti e condizionamenti, delle impressioni del passato che “ci agiscono” impedendo la nostra espressione libera e consapevole.

    Non siamo ancora propriamente nel campo transpersonale. Tuttavia, dobbiamo considerare che in questo processo c’è come un doppio e simultaneo movimento: 1) accettare ciò che c’è, la paura, la sofferenza, l’angoscia, ciò che non ci piace di noi, ciò che abbiamo sempre rifiutato, l’ansia per il futuro, i rimpianti per il passato, svuota questi contenuti della loro carica energetica emozionale e li elimina in quanto ostacolo e blocco; 2) questo fa sì che si decanti progressivamente la nostra capacità di osservare il funzionamento del nostro sistema “corpo-emozioni-mente” dal punto di vista più vasto (più alto) del Testimone, cioè di uno stato di coscienza transegoico e transpersonale,. Noi come Coscienza osserviamo l’opera instancabile di Shakti che crea forme che sorgono e passano, impermanenti e continue nella nostra coscienza come nel mondo esterno. E anch’esse siamo noi!

    Tuttavia, se come corpo-mente siamo immersi nel tempo e nello spazio e quindi ci evolviamo da livelli di coscienza più ristretti a livelli di coscienza più comprensivi e sempre meno egocentrici, noi siamo già in ogni momento lo Spirito, la Coscienza, il Sé, il Brahaman. Lo Spirito è sempre presente, è possibile realizzarlo qui e ora. In ogni momento indipendentemente dal livello di coscienza che abbiamo raggiunto stabilmente, possiamo avere una “esperienza delle vette”, un contatto con il Divino, con la dimensione transpersonale. Anche se non è ancora possibile permanere stabilmente in questo stato, questa esperienza agirà come un potente acceleratore di trasformazione della nostra vita e della nostra coscienza, contribuirà a modificare modi di sentire e pensare, aprirà il nostro cuore e rafforzerà la fiducia e la capacità di abbandono alla saggezza e alla bontà intrinseca che avremo percepito in noi e nell’universo.

    Il respiro, come abbiamo detto è il veicolo del prana, l’energia vitale che è a sua volta parte dell’energia cosmica Shakti, la forma dinamica della Coscienza-Shiva, creatrice dell’Universo. Quanto precede spiega in modo molto convincente la relazione intrinseca che esiste tra microcosmo e macrocosmo. Questa conoscenza antichissima presente nella “filosofia perenne” da millenni, è stata confermata dalla psicologia del profondo di C. G. Jung e dalla Psicologia Transpersonale. Anche le scienze “dure” come la fisica e la biologia nei loro ultimi sviluppi sistemici manifestano questa visione unitaria, olistica, che è fondamentale quando ci addentriamo nell’esplorazione della nostra psiche. Come ha dimostrato Ken Wilber nel suo modello dei “quattro quadranti” (ampiamente illustrato nel libro Sex, Ecology and Spirituality), la Grande Catena dell’Essere si svolge sia a livello individuale che collettivo, e sia a livello esterno, materiale, osservabile, oggettuale, che a livello interno cioè di coscienza interiore. ((La Grande Catena dell’Essere è la concezione dell’Universo che è alla base della filosofia perenne e che sostiene la continuità tra materia, vita, mente e spirito immaginati come cerchi concentrici di cui il più piccolo e interno è la materia e il più grande ed esterno, comprensivo di tutti gli altri, è lo spirito.))

    Il sistema “corpo-emozioni-mente” dell’essere umano ha un’immediata corrispondenza con i tre regni dell’evoluzione dell’Universo “fisiosfera-biosfera-noosfera”. Tutto è interconnesso con tutto. Infatti, in certe particolari situazioni è possibile attivare oltre ai ricordi e alle impressioni relative alla nostra vita, anche i ricordi e le impressioni filogenetiche, relative cioè alla storia collettiva dell’umanità e persino oltre, alla storia dell’Universo. Si tratta dell’inconscio collettivo che Jung aveva iniziato a esplorare, rendendosi conto tra i primi, nell’Occidente di quegli anni, che i confini della coscienza e dell’inconscio erano molto più vasti di quanto potesse immaginare la psicologia materialistica dell’epoca. Dopo Jung, vi è stato un grande sviluppo della psicologia umanistica e transpersonale. Grazie all’accesso divenuto sempre più facile e generalizzato alle pratiche spirituali dell’Oriente, grazie anche alla ricerca psichedelica e all’utilizzazione nei paesi occidentali di nuove tecniche di esplorazione della coscienza, la nostra conoscenza della psiche e dei suoi misteri si è sempre più arricchita e ampliata.

    Dopo secoli di oblio, abbiamo riscoperto con altri mezzi quello che nelle antiche tradizioni mistiche di tutto il mondo era già conosciuto e codificato. Il concetto di alaya-vijñana del buddhismo, per esempio, è molto simile a quello di inconscio collettivo. Si tratta della “conoscenza-deposito” che conserva non soltanto le esperienze della nostra vita presente, ma anche quelle degli esseri umani che ci hanno preceduti, procedendo a ritroso nell’infinità del tempo e dello spazio. E’ dunque una coscienza di tipo universale che, come dice Lama Anagarika Govinda, collega “l’individuo con tutto ciò che esiste o che è mai esistito o che può esistere di nuovo.”

    E’ molto frequente che nelle sedute di Rebirthing Transpersonale si acceda alla dimensione collettiva dell’inconscio, vivendo esperienze che non possono in alcun modo essere riferite alla vita attuale della persona. Può trattarsi di episodi che sembrano appartenere a una vita passata, oppure di visualizzazioni di simboli, di personaggi, di situazioni di carattere mitologico che rimandano ad altri tempi e culture. Può anche succedere di identificarsi (pur mantenendo sempre la consapevolezza della propria identità presente) con animali o con forme di vita più semplici, con piante e persino con aspetti e fenomeni del mondo materiale. A volte può esservi associato un contenuto emotivo personale, a volte il sentimento può essere di meraviglia, di curiosità mista a riverenza come se si assistesse da spettatori privilegiati a uno spettacolo raro ed eccezionale. Si tratta sempre di esperienze molto significative per la persona e con un elevato valore terapeutico.

    E’ necessario, comunque, distinguere l’ambito collettivo da quello transpersonale. Infatti, poiché sono entrambi “non personali”, a volte non vengono accuratamente identificati. La confusione è molto diffusa anche tra studiosi seri e preparati. Le sfere transpersonali, come ha ormai ampiamente chiarito Wilber, sono oltre l’inizio della storia evolutiva e riguardano la dimensione dell’Essere/Spirito, sono prima del Big Bang, prima che tutta la manifestazione avesse inizio, ne sono il fondamento, l’origine, al di fuori dello spazio-tempo. Con Wilber potremmo dire che esse si trovano nel futuro transegoico e non nel passato preegoico. L’evoluzione esiste e procede nella direzione del dispiegamento di una coscienza sempre più ampia e comprensiva, dalla materia alla vita alla mente allo spirito (la Grande Catena dell’Essere). Ricordiamoci sempre però anche questo: tutto ciò ha senso dal punto di vista del corpo-mente che traccia mappe e cerca di orientarsi. Dal punto di vista dello Spirito cos’è il Big Bang e l’evoluzione e il nostro corpo-mente? “Gaté, gaté, paragaté, parasamgaté bodhisvaha”. Queste sono le parole che concludono il Sutra del cuore. Il Buddha dice: “Andato, andato, andato più oltre, andato totalmente più oltre. Oh, il risveglio, alleluhia!” Andato oltre tutte le identificazioni, oltre il corpo e il mondo materiale, oltre la vita e il mondo organico, oltre la mente, l’ego e il pensiero, e persino oltre gli stadi spirituali sottili in cui c’è ancora dualità. Oltre la terra e oltre il cielo stesso. Questa è la perfetta saggezza.

    Il percorso di autoindagine e di scioglimento di tutte le tensioni e identificazioni porta alla realizzazione del Sé. Tutto ciò che emerge e di cui sono o divento consapevole non sono Io. L’esercizio di disidentificazione che è alla base della Psicosintesi di R. Assagioli è simile alla pratica spirituale di Ramana Maharshi ed è fondata sulla domanda “Chi sono Io”. Ho sensazioni, ma non sono le sensazioni, ho emozioni, ma non sono le emozioni, ho pensieri, ho speranze, ho paure, ansia, tristezza, ma non sono tutto questo, perché tutto questo può essere osservato da me, quindi non è me. Chi sono Io? Risaliamo fino alla sorgente della nostra consapevolezza, l’IO-IO, il Testimone. La manifestazione delle “forme” è continua, sorgono e svaniscono, ma IO non sono identificato con esse. Le forme passano e vanno, come nuvole nel cielo sereno, ma Io rimango come Testimone e allora si apre come uno spazio interiore con un nuovo senso di libertà, di sollievo, di felicità. Non sono più identificato con questo corpo, con questa mente, con l’ego, con tutto ciò che emerge alla coscienza e che la coscienza illumina e lascia andare, con le impressioni del passato, con le paure e i desideri del futuro.

    In questo senso possiamo comprendere l’affermazione della spiritualità vedantina “il mondo é illusorio”. E’ illusorio non perché non esista, ma perché è continuamente mutevole e instabile. E non è Noi, che siamo Coscienza immutabile. Noi non siamo gli oggetti esterni e interni che possiamo vedere, tutto ciò passa, è impermanente, a nulla possiamo aggrapparci. “Solo Brahaman è reale” , cioè la pura Coscienza, il Testimone. E poi: “Brahaman è il mondo” . Quando ci siamo disidentificati da tutti gli oggetti, quando è rimasta sola la Coscienza del Testimone che osserva il fluire delle forme, allora realizziamo l’unità di Essere e Divenire, di Vuoto e Forma, di Nirvana e Samsara. Brahaman e il mondo non sono due, assoluto e relativo sono uno. Il Sé è già presente qui e ora, dovunque. Non è qualcosa da raggiungere, da conquistare. Noi siamo già coscienti della stanza, del suono della sirena, del crampo al piede. Questa Coscienza è ciò che realmente siamo da sempre. Lo realizziamo nel momento che abbiamo rilassato la tensione che ci fa identificare con ciò che non siamo. E’ un paradosso sottolineato da tutte le tradizioni spirituali: ciò che già siamo, possiamo realizzarlo solo dopo un lungo percorso. Andare oltre implica diventare consapevoli dell’intricata matassa dei nostri molteplici condizionamenti e delle nostre molteplici identificazioni.

    Il Rebirthing ci porta a “scendere”, a “tornare indietro” (regressione) per eliminare ciò che impedisce la chiara visione di noi stessi e del mondo. Purificazione (ma oggi preferiamo i termini: disidentificazione e integrazione) della memoria incoscia, delle impressioni, delle emozioni, del mentale. Ci mette in contatto con la spinta evolutiva che ha formato la realtà e ci fa riprendere il cammino che si è interrotto, smarrito, contorto. La stessa spinta evolutiva o energia creativa, o Agapé o Shakti, che dallo Spirito discende verso la manifestazione delle forme attraversando varie dimensioni, e la stessa spinta che vuole risalire, Eros, lo stesso impulso verso unioni sempre più ampie, superamento dei confini, fino al ricongiungimento con Shiva, la Coscienza, il Sé.

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