Il Rebirthing Transpersonale

di Giovanna Visini

Il Rebirthing, sviluppato dalla scuola Rebirthing Transpersonale (la Scuola e l’Associazione Rebirthing ad Approccio Transpersonale sono state fondate a Milano dal dott. Filippo Falzoni Gallerani) trova il suo fondamento teorico, come dice il nome stesso, nella Psicologia Transpersonale e in particolare nel grande sviluppo che essa ha avuto grazie alle opere di Ken Wilber.

    A questo studioso americano si deve non solo il miglioramento della comprensione delle tappe e dei meccanismi evolutivi della coscienza umana, ma anche la creazione di un metodo di ricerca che permette di integrare e di sintetizzare in un modello olistico le principali conoscenze della fisica, delle biologia, della psicologia, in una parola il sapere scientifico moderno, con la saggezza delle grandi tradizioni spirituali dell’Occidente e dell’Oriente.

Wilber ha inoltre contribuito all’identificazione e al chiarimento di alcuni errori teorici su aspetti fondamentali dell’evoluzione della coscienza e dell’universo. La mancanza di rigore, la confusione, l’approssimazione che molte volte troviamo nelle opere teoriche o nei metodi di crescita personale e spirituale che vengono proposti, ogni qual volta si faccia riferimento a una visione parziale o distorta del percorso evolutivo, sono particolarmente dannosi per quanti si occupano di nuove tecnologie bio-psico-spirituali. Ci riferiamo in particolare a importanti questioni come: il ruolo del livello razionale nell’evoluzione dell’Io; gli stadi precedenti e posteriori a questo livello (pre e transrazionali, pre e transpersonali); la relazione tra coscienza e inconscio; la differenza tra inconscio personale e collettivo e inconscio transpersonale e tra mondo magico-mitico e mondo spirituale; la differenza tra le esperienze temporanee delle dimensioni transpersonali (“peak experiences” di Maslow, gli stati “olotropici” di Grof) e la trasformazione stabile del livello di coscienza che implica una riorganizzazione della personalità attorno a un centro di gravità superiore, un vero e proprio passaggio evolutivo; e, finalmente, la relazione tra psicologia e spiritualità.

Il Rebirthing è un metodo che utilizza il respiro, da sempre riconosciuto sia in Oriente che in Occidente come il veicolo dell’energia vitale, il prana (che è parte dell’energia cosmica evolutiva Shakti). Il respiro attiva in noi questa energia che agisce contemporaneamente su tutti livelli del nostro sistema corpo-mente (chakra) eliminando le tossine del corpo, ma anche quelle emotive e mentali. Vengono sciolti i blocchi e le tensioni, emergono le emozioni represse, gli schemi e i modelli di condizionamento, le false immagini di noi stessi e della realtà che risalgono al passato e al presente, a questa vita o ad altre esistenze precedenti. Il respiro riattiva l’energia prima impegnata a negare, reprimere, rifiutare aspetti e parti di noi, eventi e pezzi interi di realtà. Cercando di proteggerci dalla sofferenza, eravamo contratti e limitati, vivendo al minimo delle nostre potenzialità. Liberando il respiro ricordi, emozioni, sentimenti, immagini fluiscono e passano come su uno schermo davanti alla nostra coscienza consapevole, mentre noi lasciamo andare la tensione e lo sforzo: non ci aggrappiamo più, non ci nascondiamo più, viviamo interamente e direttamente chi siamo noi. La nostra vera natura, il nostro Sé si rivela come consapevolezza, libertà, verità, gioia e amore.

Nella nostra cultura è radicata l’idea che l’evoluzione riguardi solo il passato. E’ una realtà scientifica incontestabile: tutto si è evoluto, dalla materia si è evoluta la vita, dalla vita la mente. Ma oltre la mente non si va. Gli esseri umani possono arrivare a pensare razionalmente e questo è il massimo livello di coscienza cui possiamo aspirare. Caso mai, per riprendere una famosa metafora della psicoanalisi freudiana, sotto al primo piano dell’Ego razionale possiamo trovare le cantine ed esplorarle, ma in questo edificio non ci sono attici e terrazze esposte al sole. E’ interessante, però, notare che in campo scientifico la fisica e la biologia nei loro più recenti sviluppi sistemici sostengono che l’evoluzione dell’universo ha una direzione, un telos, un fine. Questo fine è un accrescimento della complessità, ma complessità, come ha dimostrato Wilber nei suoi ultimi libri, è sinonimo di coscienza. Dalla materia alla vita alla mente si accresce la complessità e c’è sempre più coscienza.

Anche la psiche ha una direzione, altrimenti non potrebbe diventare bloccata o malata. Tende verso un aumento di complessità/coscienza. Questo riconoscono tutte le psicologie che contemplano uno sviluppo. Ma, fino a tempi molto recenti l’evoluzione dell’Io si limitava al passaggio dagli stadi prerazionali agli stadi razionali. Così per Freud il telos era rappresentato dall’ego integrato e da una organizzazione genitale adeguata; per Piaget dal pensiero operazionale-formale (il primo piano della nostra metafora). C.G.Jung è stato il primo a mettere in discussione questa visione limitata della psiche e della psicologia. Dopo di lui, gli psicologi umanisti e transpersonali, hanno iniziato un’autonoma esplorazione e mappatura dell’intero spettro della coscienza con particolare attenzione ai livelli di coscienza transegoici e transrazionali, confermando le conoscenze delle tradizioni spirituali e mistiche orientali e occidentali e rivoluzionando i modelli psicologi occidentali.

La frattura tra lo Spirito/Dio posto in una realtà ultramondana e l’essere umano come corpo-mente in “questo mondo” è così risanata. Il “Regno dei Cieli” è dentro di noi e dentro di noi va ricercato e realizzato. La dimensione spirituale è il territorio che si rivela e si dispiega quando l’ego e la mente, tappe dello sviluppo essenziali, ma non definitive, vengono trascese. Il nostro futuro evolutivo va nella direzione dell’allargamento della coscienza oltre la razionalità.

Il Rebirthing, dunque, si fonda su questa visione positiva dell’essere umano e del Cosmo. In questo contesto si comprende come sia fondamentale esplorare dettagliatamente la relazione che esiste tra corpo-mente-psiche e dimensione spirituale. Il Rebirthing è infatti non soltanto un metodo efficace per risolvere molti problemi psicosomatici, per riacquistare energia e vitalità, fiducia e gioia nel vivere la propria vita e le relazioni con gli altri, ma anche un percorso di trasformazione profonda che attraverso l’esperienza diretta di se stessi, la comprensione, l’attenzione, la gentilezza e la consapevolezza favorisce l’integrazione e la sintesi della personalità intorno all’Io, aprendo allo stesso tempo l’accesso alla dimensione transpersonale del Sé.

Questa visione si accorda perfettamente alla comprensione che del corpo/mente e del suo funzionamento hanno, sia le scuole di psicologia transpersonale come la Psicosintesi e le teorie di Wilber, sia molte tradizioni spirituali che propongono cammini di realizzazione del Sé transpersonale e delle dimensioni spirituali non duali (a cui per altro sia la Psicosintesi sia Wilber si ricollegano). All’interno di queste tradizioni, millenni prima di Freud e Jung, era stato compreso che il problema fondamentale dell’essere umano è la liberazione dai condizionamenti e dai meccanismi inconsci che ci imprigionano e ci impediscono di realizzare ciò che veramente siamo, condannandoci alla paura e alla sofferenza. Termini come Risveglio, Liberazione, Visione della Realtà che troviamo negli insegnamenti spirituali si riferiscono a quello stato che si raggiunge quando portiamo la luce della consapevolezza nei labirinti del nostro funzionamento automatico e inconscio.

Il Rebirthing si inserisce nell’ambito di quelle che possiamo chiamare nuove “tecnologie bio-psico-spirituali” che hanno una forte componente esperenziale e che, in quanto coinvolgono tutti i piani e i livelli dello sviluppo della coscienza: il corpo, la mente e lo spirito, sono strumenti potenti di accelerazione della trasformazione e della crescita personale, in primo luogo per vivere meglio e realizzare i nostri compiti in questa vita e in secondo luogo per raggiungere in modo prima temporaneo poi sempre più stabile la dimensione transpersonale della coscienza. Il Rebirthing Transpersonale, a differenza di altre tecniche simili, non ha come suo primo obiettivo quello del raggiungimento di stati non ordinari di coscienza, ma si colloca nell’ambito delle tradizioni spirituali cosiddette “non dualistiche” come l’ Advaita Vedanta, il Buddhismo Mahayana, il Tantrismo, lo Zen; per quanto riguarda le scuole di psicologia, come abbiamo detto, è la Psicosintesi di R. Assagioli che presenta basi teoriche e pratiche in cui il nostro metodo si riconosce. Ciò che viene perseguito, infatti, è la ricerca della risposta alla domanda fondamentale “Chi sono Io”.

Attraverso successivi riconoscimenti, accettazione, disidentificazioni e integrazioni delle nostre varie parti consce e inconsce, delle varie funzioni, complessi, subpersonalità, delle impressioni fisiche, emozionali e mentali che si sono accumulate e stratificate negli anni, i molteplici e spesso conflittuali contenuti della coscienza sono integrati e armonizzati fino a raggiungere naturalmente lo stato di Osservatore, di Testimone di ciò che è. E noi siamo Quello. Il respiro è il veicolo dell’energia vitale che crea nuove forme a ogni istante. Ci rendiamo conto di questo continuo fluire di sensazioni, emozioni, pensieri. E noi ci siamo. Dentro di noi immersi nella vita c’è qualcosa che osserva, un centro: l’Io/Sé. Qualunque cosa succeda a livello del corpo, delle emozioni e della mente vengono accettati, compresi, lasciati andare. Ci liberiamo, è come rinascere.

Il Rebirthing ha dunque due funzioni fondamentali: la prima, rendere consapevole ciò che inconscio, che si tratti dell’inconscio personale o collettivo e armonizzarlo attorno all’ Io/Coscienza di sé, in questo senso si tratta di una “Via che scende”, che dal livello in cui siamo recupera e scioglie, sblocca e integra ciò che in noi agisce fuori dal nostro controllo (Freud diceva: “Tutto ciò che abbiamo dimenticato, ci induce a ripetere; Assagioli diceva: “Tutto ciò con cui siamo identificati ci possiede”; con Wilber potremmo dire che si tratta di allargare i confini troppo stretti in cui ci siamo rinchiusi reprimendo, rimuovendo e negando tanti aspetti di noi, mentendo per non vedere, per non soffrire, per non deludere, per compiacere, ecc.). Nella nostra epoca, è molto importante “discendere”, perché la mente razionale ha represso e sacrificato corpo ed emozioni. Spesso viviamo solo nei pensieri, inconsapevoli delle sensazioni, come anestetizzati. Scendiamo allora e riappropriamoci di ciò che è nostro. Non possiamo trascendere nulla se prima non lo possediamo (il leit-motiv della Psicosintesi è “Conosci, Possiedi, Trasforma”). Questo processo libera le energie bloccate e scioglie tensioni, ansie, paure, limitazioni di ogni tipo. Vibriamo di energia, di vitalità, siamo vivi e le nostre radici sono profonde e affondano nella terra. Vivevamo al dieci per cento delle nostre possibilità, ora possiamo vivere al cento per cento.

La seconda funzione del rebirthing è quella di permetterci di intraprendere un cammino per andare oltre la personalità, appunto perché non più costretti dalla repressione e dai condizionamenti, possiamo aprirci, oltre l’ego, alle dimensioni transpersonali. Il processo non è diverso dall’altro, anche se noi dobbiamo presentarlo per chiarezza in forma distinta.  E’ la “Via che sale”. Ma l’energia è sempre la stessa, l’energia non è altro che lo Spirito, l’Essere stesso, che si presenta sotto un’altra forma quando esso inizia a scendere, incarnarsi, manifestarsi nello spazio-tempo (involuzione). Ed è la stessa energia che spinge a risalire dal mondo dei fenomeni mutevoli verso l’Essere (evoluzione). Questa è la Grande Catena dell’Essere. Nelle tradizioni neoplatoniche questa energia assume il nome di Agapé e di Eros, ma è sempre Amore.

Quello che è avvenuto in noi, in questo “viaggio”, è la progressiva condensazione di una forma di coscienza diversa, una coscienza disidentificata dai contenuti mutevoli e cangianti che la occupano permanentemente. L’Io consapevole diventa l’Osservatore imparziale. Non c’è più il “mio mondo”, colorato dalle mie emozioni, da ciò che amo, da ciò che rifiuto, da ciò che credo, che desidero, che temo, che penso. C’è il “mondo” che è come é. E io non sono più in conflitto. Non cerco più di adattare il mondo al mio mondo, un’impresa folle destinata all’insuccesso, come ben dovrei sapere. Tutta la mia vita non è stata che questo rifiutare ciò che è e inseguire l’illusione di poter trasformare ciò che è in ciò che vorrei che fosse. Questo e solo questo è “Fare la volontà di Dio”.  Maister Eckhart dice: “Potresti dire: Come faccio a sapere se si tratta della volontà di Dio? Sappi questo: se non si fosse trattato della volontà di Dio non esisterebbe”.

Forse ci può sembrare che quello che veramente ci interessa sia raggiungere un maggior benessere. Vogliamo stare bene, vivere la nostra vita con più serenità, successo, efficienza. Riuscire a raggiungere i nostri obiettivi, riuscire a dire “sì” quando è sì e “no” quando è no. Vogliamo conciliare il nostro bisogno d’indipendenza e di autoaffermazione con l’altrettanto forte bisogno di relazione e d’amore. Vogliamo eliminare l’ansia, lo stress, le tensioni, l’insonnia, vogliamo sentirci in armonia con noi stessi. Il Rebirthing è un valido metodo, come abbiamo detto, per riattivare e armonizzare la nostra energia vitale, eliminare molti disturbi fisici e psichici, ridarci fiducia e gioia di vivere. Ma nello stesso tempo, poiché diventiamo sempre più consapevoli di noi stessi e di come funziona il nostro corpo-mente, non ci riesce più di separare la via che scende dalla via che sale, diventiamo naturalmente non duali. Comprendiamo che la spiritualità è essere con gioia, gentilezza, compassione e amore nel mondo, realizzare la nostra umanità, essere noi stessi. Superare la menzogna, la falsità, la paura di vivere, la paura del mondo e degli altri è spiritualità.

Così si esprimono su questo tema alcuni maestri spirituali:

“Due versi di Mumonkan dicono: ‘Quando il sole brilla, i suoi raggi raggiungono tutta la terra. Quando piove, la terra è bagnata.’ Non c’è né bellezza né bruttezza, né virtù né vizio, niente, assolutamente niente di limitato. (…) Quello che dovete fare è soltanto vedere quando guardate e ascoltare quando udite. Ma l’uomo ordinario ne è incapace. Mescola costantemente le sue idee a ciò che esperimenta. Quando toccate una pentola bollente e gridate ‘ahi!’, la sola realtà evidente è quell’ ‘ahi!’ Cos’altro potrebbe esserci? (…) Voi dovete cogliere soltanto il fatto che quando piove la terra è bagnata e, quando il sole brilla, la terra è illuminata. (…) Perché non potete accettare le cose come sono?”

Yasutani-Roshi

“Mostrami le cose come sono. L’uomo è grande, tutto è scritto in lui, ma i veli e le tenebre non gli permettono di scoprire i tesori che brillano nel profondo del suo cuore. I veli e le tenebre sono le sue diverse occupazioni, i progetti molteplici e i desideri innumerevoli.”

Rumi

“Noi tutti facciamo l’esperienza della negatività, di quell’aggressione fondamentale che consiste nel desiderare che le cose siano differenti da ciò che sono. Secondo il Buddha noi dobbiamo prima di tutto fare l’esperienza della vita così com’è. Percepire la verità della sofferenza, la realtà dell’insoddisfazione. Tutte le sette e le scuole buddhiste sono d’accordo nell’affermare che noi dobbiamo guardare in faccia la realtà delle nostre situazioni esistenziali. Noi abbiamo delle opinioni precise sul modo in cui le cose sono e dovrebbero essere. Si tratta della proiezione: noi proiettiamo la nostra versione delle cose su ciò che è.”

Chögyam Trungpa

“Noi cerchiamo sempre di gettare un ponte tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere; così produciamo uno stato di contraddizione e di conflitto che esaurisce tutte le nostre energie. Può la nostra mente cessare di dividere, può riposare completamente in ciò che è? E nella comprensione di ciò che è ci può essere conflitto?”

Krishnamurti

[fbcomments count="off"]